Sleep: Il sublime in musica
Sleep dei Godspeed You! Black Emperor incarna il concetto di sublime musicale, unendo potenza emotiva e contemplazione attraverso una composizione epica e malinconica.
La musica è tra le arti quella di più quotidiana fruizione, dunque quella più a rischio di consumo superficiale.
Tuttavia arte è e arte rimane, e in quanto tale può e deve essere analizzata collocandone le opere nel tempo e nello spazio e cercandone cause ed effetti.
Questo è ciò che ci si propone di fare nella sezione musica, dove si vogliono trattare album, brani o artisti considerati, per un motivo o per l’altro, notevoli, spaziando da capisaldi riconosciuti ai più recenti aggiornamenti, fuggendo tanto il pigro rifiuto della novità quanto le suggestioni di una pretenziosa iconoclastia.
Sleep dei Godspeed You! Black Emperor incarna il concetto di sublime musicale, unendo potenza emotiva e contemplazione attraverso una composizione epica e malinconica.
The Bends segna l’ascesa dei Radiohead nel brit rock anni ’90, esplorando alienazione e verità attraverso suoni intensi e testi profondi.
Lil Yachty, con Let’s Start Here, reinventa la sua carriera passando dall’hip-hop alla psichedelia, esplorando fallimento, amore complesso e introspezione musicale.
The conversation with Vaishàlini highlights her fusion of jazz, Indian classical music, and synthwave, emphasizing independence and storytelling in her art.
La religione ispira da sempre la musica, dai classici di Bach e Coltrane alla spiritualità contemporanea di Sufjan Stevens e Kanye West.
*Pezzi della Sera* di Marco Castello è un album eclettico che fonde jazz, funk e cantautorato con ironia, freschezza e riferimenti siciliani.
LU: Musica Sotto-Sopra, un’opera che sfida le convenzioni musicali, mescolando generi, influenze globali e riflessioni personali.
Non si scopre certo ora come il Novecento letterario italiano sia stato segnato dalla costante influenza esercitata dall’America sui maggiori autori e critici delle varie generazioni,
passando dai primi americanisti – tra cui Emilio Cecchi – all’inizio del secolo, fino all’ondata postmoderna di fine anni ‘70. In mezzo, ovviamente, quel periodo del “mito americano” che tanto ha caratterizzato il ventennio neorealista, sostenuto dall’impegno di due figure di spicco come Cesare Pavese e Elio Vittorini, che con la pubblicazione di antologie e saggi e la traduzione di autori come Melville e Faulkner manifestavano, tra le altre cose, la loro opposizione alla politica di autarchia culturale del fascismo.
Il valore della prima impressione, soprattutto all’interno di una società frettolosa e impaziente come quella attuale,
è indubbiamente una discriminante importante del nostro modo di vedere e percepire la realtà circostante. Il mondo corre inesorabilmente e la prima impressione in molti casi può essere anche l’ultima che si ha, in caso non sia positiva, poiché spesso di dare seconde chance non c’è né il tempo né la voglia, vuoi perché accecati dall’irrefrenabile desiderio di novità e stupore, oppure in quanto semplicemente non convinti che la rivisitazione in questione possa essere utile o portare ad una rivalutazione, tanto era stata negativa la prima sensazione.
La musica, come è noto, la si percepisce in maniera diversa a seconda del periodo in cui la si ascolta.
Un disco o anche una sola canzone possono assumere una rilevanza particolare se sentiti durante un momento della vita dell’ascoltatore particolarmente adatto al mood di questi brani o sensibile ai temi trattati in essi.
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