Contro-articolo Covid-19: la guerra degli eroi?

Contro-articolo di Lorenzo Mottinelli

La metafora bellica applicata all’emergenza sanitaria del Covid-19 è sempre sulla bocca di tutti, ma ha davvero senso esasperare un simile abbinamento? E gli eroi? Ci sono eroi nell’emergenza sanitaria come in guerra?

La situazione che ci troviamo ad affrontare è chiaramente un’emergenza. Bisogna però specificare, e tenere a mente, che si tratta di un’emergenza sanitaria, e che nella realtà non ha nulla a che vedere con una situazione bellica.

La correttezza semantica di una metafora della guerra applicata alla malattia è indiscutibile, anzi si potrebbe dire che è perfino azzeccata, tanto che lo aveva intuito anche Omero nel I canto dell’Iliade, quando racconta di Apollo che, per vendicare l’offesa subita dal sacerdote Crise, diffonde una pestilenza nell’accampamento degli Achei. Omero instaura così una relazione tra l’atto bellico e la malattia, vista la punizione e la rappresaglia. 

Ma è necessario impedire a questa metafora di offuscarci la vista e renderci ciechi in un momento in cui la lucidità, la chiarezza e la fermezza sono indispensabili: per far fronte a un’emergenza occorre avere una visione ampia e capace di tener conto della complessità della situazione. 

Un utilizzo smoderato di una tale metafora influisce negativamente sulle persone che sono colpite dalla malattia, le quali vengono investite arbitrariamente da sensi di colpa e di responsabilità che non hanno alcun motivo di esistere. La malattia infatti non ha assolutamente niente in comune con la guerra da un punto di vista esistenziale ed etico-morale: la guerra la scatenano gli uomini contro altri uomini, è un atto violento, premeditato, irrazionale e non necessario. Al contrario la malattia è un evento naturale, conseguenziale e al di fuori della nostra sfera decisionale: il virus ha origine dalla natura, quindi dovrebbe essere considerato e accolto con naturale accettazione.

La rigidità della metafora bellica non si presta a restituire tutti gli aspetti e i significati presenti in un’emergenza sanitaria, impedendocene la corretta comprensione e quindi l’elaborazione delle soluzioni più efficaci ed efficienti a gestirla.

Allo stesso tempo è altrettanto importante parlare di eroi.

Non bisogna però fraintendere il significato di questo appellativo e abbinarlo all’operato portato avanti da medici e operatori sanitari.

Loro stessi infatti in più occasioni hanno sottolineato di non voler essere chiamati eroi, ma di essere considerate persone che stanno compiendo il lavoro a cui hanno scelto di dedicare la vita, seppur caratterizzato da enormi sacrifici e fatiche. 

Gli eroi, nel senso stretto del termine, sono coloro che di propria iniziativa hanno deciso di sacrificare il loro tempo, le loro energie o i loro soldi per aiutare la società ad affrontare l’emergenza, sebbene la loro vita sia orientata verso altre attività.

Eroi ce ne sono, si parla per esempio dei novizi volontari delle associazioni sanitarie come la Croce Rossa, che si sono messi al servizio della società sacrificando il loro tempo e mettendo a rischio la loro sicurezza.

Altri invece hanno contribuito sotto altri aspetti, attraverso donazioni per la ricerca scientifica e il potenziamento delle strutture sanitarie. Giorgio Armani ha regalato 1 milione e 250 mila euro dal suo patrimonio e ha allegato alla sua donazione una emozionante lettera a Milano.Ricordiamo Prada, Donatella Versace, e nell’ambito dello spettacolo anche la coppia Chiara Ferragni e Fedez che ha attuato una raccolta fondi che ha raggiunto la cifra di 4 milioni di euro. Oltre alle donazioni ci sono stati contributi più specifici, come ad esempio Francesco Totti e Zlatan Ibrahimović che hanno donato rispettivamente mascherine FFP2 e apparecchiature per la terapia intensiva agli ospedali.

Qui puoi trovare l’articolo precedente, che tratta lo stesso tema ma con tesi opposte!

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Una risposta

  1. Ringrazio per le gradite riflessioni che in questo tempo deformato ci aiutano a cercare tra le nostre risorse. Accolgo l’invito a un commento. Non riesco a considerare guerra una situazione che nessuno ha scelto e che non ha obiettivi, la chiamerei evento in cui siamo tutti contro uno: il virus. Dobbiamo ricostruirci un pensiero, condivido l’appello alla solidarietà, alla passione per la vita, alla riconoscenza per chi si sta donando per gli altri, per noi e se eroe é chi sconfigge il nemico a questo punto spero che eroi possiamo esserlo tutti, in quello per cui saremo chiamati.

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