Poesie di Viola Bertoletti

IL POETA E LA SUA MUSA
Cantami o Diva, se sei figlia o sei sposa, perché questa è l’altalena che asseta la mente di un poeta. Tu hai l’Oltre-bellezza, Ma coglierla tocca a chi la scorge, E dal cercar oltre la bellezza ti darò riparo, qui trovi già il divano: ora taci, o Ermione, comportati da musa, ti rendo muta, affinché tu sia raccontata, ti voglio nuda, perché l’intelligenza è un’antologia per gli uomini, e sulla pagina ci stai più comoda distesa che nella firma; Se sarai la mia natura morta Io ti farò eterna, come eterno è il Padre che ti ha dato in dono allo sguardo dell’uomo.
AGLI OSSERVATORI
Lo chiamano cielo, per noi è carta da parati; lo chiamano mondo, per noi è un acquario; per loro è carne per noi è lo scheletro; siamo condannati a conoscere lo spartito, senza saper suonare. Loro sentono lo sparo, noi sappiamo chi è l’assassino.


BACIO
Del mio viso scendevi i gradini; alla soglia dello sguardo, al primo piano, davi al naso un tocco leggero di campanello, uno sguardo furtivo dallo spioncino e con un giro di chiavi tra i denti serrati, uno schiocco della lingua schiudeva la porta alla tua bocca.
MACCHIE
La tua assenza è la macchia sulla tovaglia che il caffè non ha risparmiato; è la scia sedimentata del dentifricio sul maglione, e permane nel calco nero dei tuoi occhi sull’asciugamano. Non sono i fossili delle tue distrazioni, piuttosto, contaminazioni: lasciare una macchia dove avresti potuto lasciare traccia.

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