Recensione di Lorenzo Mottinelli
TEMPO DI LETTURA: 3 MIN.
Il 24 maggio 2019 ha effettuato il suo debutto su Netflix Alto Mare,
una serie televisiva del genere mystery. Nonostante alcuni aspetti migliorabili, la serie ha attirato l’attenzione di molti spettatori grazie al suo alto potenziale.
Ci troviamo a metà degli anni ’40, la guerra è finita da poco e le persone hanno una grande voglia di ricominciare a vivere. In questo contesto in molti sognano di costruirsi una nuova vita, spesso in un paese diverso da quello di origine, e il modo migliore per realizzare un tale obiettivo è quello di imbarcarsi verso il Nuovo Mondo.
È così che entra in scena la Barbara de Berganza, un transatlantico che sta per salpare dalle coste della Spagna verso l’America del Sud, più precisamente diretto a Rio de Janeiro.
Tra i passeggeri ci sono Carolina ed Eva Villanueva,
due sorelle appartenenti ad una abbiente famiglia spagnola, che stanno per imbarcarsi insieme allo zio Pedro. Con loro viaggiano anche la cameriera, con la figlia Veronica, e Fernando, marito di Carolina e armatore della nave insieme alla sorella Natalia e a suo marito Anìbal.
Si prevede un viaggio sensazionale, tutti sono entusiasti a bordo della Barbara de Berganza: i membri della terza classe nutrono grandi ambizioni per il futuro fortunato che sperano di incontrare al loro arrivo, mentre la prima classe viaggia immersa nel lusso e nella spensieratezza.
Purtroppo, a pochi giorni dalla partenza, le aspettative del viaggio vengono infrante da uno strano omicidio, seguito da altri delitti che sembrano avere una connessione con il primo. Questi fatti attirano l’attenzione del detective di bordo, il commissario Varela, ma anche dell’intraprendente e instancabile Eva, che, insieme al primo ufficiale Nicolàs, inizierà ad indagare.
Questa prima avventura a bordo della Barbara de Berganza occupa entrambe le prime due stagioni,
durante le quali la scelta di un transatlantico di lusso come ambientazione per la serie si rivela più che appropriata.
Per quanto possa sembrare limitante a livello di spazi, la nave è invece perfetta per ospitare tutti i colpi di scena previsti dalla sceneggiatura, e consente anche di creare ottime situazioni di interazione tra i vari personaggi.
Inoltre non si può non citare l’evidente fenomeno della telenovela, che arricchisce ogni episodio con imprevisti, indizi e rivelazioni sempre diverse, senza però appesantire gli episodi che scorrono fluidi uno dopo l’altro, tanto che sembra di finire la serie ancora prima di averla iniziata.
L’impronta da telenovela sudamericana, d’altro canto, si rivela un’arma a doppio taglio: in alcune scene lo scambio di battute tra i personaggi è eccessivamente pieno di enfasi, e finisce col rovinare il clima armonioso creato dalla narrazione.
Nel complesso le prime due stagioni della serie sono molto ben riuscite, la trama è intrigante e non smette mai di stupire, anche grazie alle molteplici sfaccettature che ogni evento riesce a conferire ai personaggi, il cui giudizio da parte dello spettatore resta sempre in sospeso fino alla risoluzione del mistero a bordo della nave.
Dal 7 agosto 2020 Netflix ha reso disponibile anche la terza stagione,
alla quale è doveroso doveroso dedicare un discorso a parte. In questa stagione La Barbara de Berganza è in procinto di compiere un nuovo viaggio dall’Argentina alla volta delle coste del Messico.
Qualche giorno prima di imbarcarsi Eva viene avvicinata da uno dei suoi futuri compagni di viaggio: Fabio, una spia alle dipendenze dei servizi segreti britannici, la quale la informa della presenza a bordo di un individuo pericoloso che trasporta con sé un virus letale.
L’obiettivo di Fabio, e anche di Eva che subito si fa coinvolgere dalla spia, sarà quello di trovare il virus prima che, finendo nella mani sbagliate, possa infettare qualcuno, rischiando di mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone.
Quest’idea dei produttori potrebbe essere semplicemente una coincidenza con la recente pandemia, ma arrivati verso l’ultimo episodio della stagione ci si rende conto che questo virus manifesta qualche analogia di troppo con quello che ancora miete vittime nel mondo. Si è quindi indotti a pensare che questo espediente abbia il fine di attirare l’attenzione degli spettatori cavalcando l’onda del “fenomeno virus”, scelta che, personalmente, trovo piuttosto infelice e inappropriata.
Bisogna evidenziare un’altra nota negativa in quest’ultima stagione:
soprattutto negli episodi finali, talvolta alcuni eventi sembrano susseguirsi in modo affannoso, quasi soffocandosi l’un l’altro. Sono eventi più che plausibili all’interno della vicenda, ma di fatto sono in completo contrasto rispetto al momento in cui accadono. In questo senso sarebbe stato utile aggiungere qualche episodio alla stagione, così da concedere alla storia più respiro e permetterle di proseguire senza questi bruschi cambi di scena.
Tuttavia, nonostante le criticità appena elencate, non bisogna sottovalutare i pregi della serie:
aspetti come la trama, i costumi e l’ambientazione sono certamente degni di lode e si dimostrano aspetti pregevoli di Alto Mare.
La trama è sempre coinvolgente e invoglia a seguire con attenzione le vicende a bordo della nave, mentre i costumi e l’ambientazione sono molto ben curati nei dettagli e donano alla serie un valore aggiunto.
Sperando in qualche accorgimento e cura in più da parte della produzione, non ci resta che aspettare, anche con un po’ di impazienza, la prossima stagione.
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